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Occasioni speciali durante il Progetto Continuità

Come tutti gli anni, grazie al Progetto Continuità, ospitiamo gli alunni delle classi quinte nelle nostre aule ad assistere a qualche lezione.
Quest’anno è stata proposta una bella lettura da leggere ad alta voce, da animare, commentare e soprattutto da capire fino in fondo, con l’aiuto di tutti, “grandi” e “piccoli”.
Per i ragazzi di prima media è stata anche l’occasione per trovare un finale a questa splendida storia che ci ha insegnato tanto…
Di seguito vi proponiamo il brano dell’autore Yuichi Kimura e anche qualche lavoro dei ragazzi di I C. Buona lettura!

Una docente di Lettere

IN UNA NOTTE DI TEMPORALE
di Yuichi Kimura, rivisitata da F. Colombo
Pioveva a dirotto quella sera. Goccioloni cadevano al suolo colpivano ogni
cosa: i prati, gli alberi, il sentiero. Colpivano anche il corpicino di una capretta
bianca che, senza pensarci, si rifugiò in una capanna abbandonata sul pendio
della collina. Si mise a riposare nell’oscurità aspettando tranquillamente che il
temporale finisse. Quando qualcuno entrò nella capanna. Chissà chi era. La
capretta si nascose e drizzò le orecchie.
“Che paura! Chi sarà mai? Io, qui da sola, a tremare dal freddo e dalla paura…”
Tic, toc, tic, toc. Passi. Qualcosa di duro batteva sul pavimento. Sembrava
proprio il rumore degli zoccoli delle capre. Doveva sicuramente essere una
capra! La capretta, sollevata, si rivolse al nuovo arrivato:
“Ah sto già meglio… ehm ehm… bel temporale, vero?”
“Come? Chi ha parlato? C’è qualcuno qui dentro? (tosse). Con questo buio,
(tosse) non si vede un accidente”.
La capretta un po’ stupita rispose:
“Sono appena arrivata anch’io! Ma non è poi così terribile”.
(tosse) “Ma sì, è vero… mi sono trascinato sotto il temporale, ma per fortuna
ho trovato questo rifugio”.
Tirò un sospiro di sollievo ed appoggiò il bastone sul pavimento. Già:
quell’ombra con il bastone, non era mica una capra, ma un lupo! Per di più era
un lupo con la bocca grossa così, che andava ghiotto di carne di capra!
“Che sollievo che ci sia anche tu!”
La capra però non aveva ancora capito che il suo compagno fosse un lupo.
“Anch’io, (tosse) se fossi capitato in questa capanna da solo, in una notte di
temporale, mi sarei sentito un po’ a disagio…”
Anche il lupo non aveva capito che il suo compagno fosse una capra!
“Ahi, ahi… che male…”
“Stai male?”
“Mi sono ferito ad una zampa, con questo buio mi sono inciampato e…”
“Poverino! Allungale pure verso di me”.
“Oh, grazie, così va molto meglio”. (tosse)
“E devi anche esserti beccato un raffreddore!”
“Lo penso anch’io. Non sento per niente gli odori”.
“Beeeee, ora capisco perché hai questa voce così rauca…”
“Ah ah ah, deve essere per questo”.
La capretta sentendo la risata del lupo, stava per dire “che voce profonda da
lupo”, ma pensava che fosse scortese detto ad una capra e lo tenne per sé.
Anche il lupo stava per dire: “che voce stridula da capra”, ma pensava fosse
scortese detto ad un lupo e preferì tacere.
“Da dove vieni?”
“Vengo da un luogo impervio.”
“Vivi in un luogo impervio? Non è pericoloso?”
“No, assolutamente no. È un po’ scosceso, ma è molto bello.”
Questo posto impervio era la valle dei lupi.
“Però, che coraggio. Io vengo dalle colline verdeggianti e lì nulla è scosceso”
“Ah, che invidia! Da quelle parti c’è tanto buon cibo!”.
Il cibo erano le capre.
“Eh sì, ce n’è in abbondanza”.
Rispose la capretta, pensando si trattasse di erbetta fresca. In quel momento
si sentì il brontolio delle loro pance.
“Ho una gran fame da lupo!”
“Eh?? … Ah ah ah! Bella battuta! Anch’io ho, ho una gran fame da… lupo!”
“Vorrei avere qualcosa da mettere sotto i denti proprio adesso!”
“Stavo proprio pensando la stessa cosa! Gnam gnam!”
“Io di solito vado a cercare da mangiare nei dintorni, ai piedi della montagna”
“Anch’io faccio così!”
“Dalle tue parti il cibo è buono?”
“Si è molto buono e… profumato!”
“Anche il mio! E anche morbido da masticare”.
“Oh sì! E se lo mangi una volta poi non puoi più farne a meno!”
“Ah, solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca!”
“Anche a me!”
E contemporaneamente:
“Che buona l’erba!”/“Che buona la carne!”
Ma il fragore di un tuono coprì quelle parole.
“Sai da bambino ero magrolino e mia madre mi diceva sempre: mangia,
mangia ancora!”
“Ma guarda! Anche la mia mi diceva: se non mangi abbastanza non riuscirai a
scappare! Ti mancherà il fiato per correre!”
“Ah ah ah! ci assomigliamo veramente molto io e te!”
“Beeee!!! Sì, sicuramente ci assomigliamo molto, anche se non ti vedo!”
Ci fu un lampo e l’interno della capanna si illuminò a giorno.
“Ah, mi sono girato, mi hai visto? Ci assomigliamo?”
“No… sono rimasta abbagliata ed ho chiuso gli occhi”.
Improvvisamente il boato di un tuono fece tremare la capanna.
“Aiuto!”
I due si strinsero.
“Ah, scusami, è che mi sono spaventato!”
“Non importa, anch’io ho avuto paura!”
“Però, ci assomigliamo molto, vero?”
“Sì! Abbiamo avuto la stessa reazione”.
“Domani potremmo incontrarci e andare a mangiare insieme!”
“Va bene. Pensavo che sarebbe stata una pessima serata e invece… ho
incontrato un buon amico! E si è rivelata una bellissima serata! grazie… a te!”
“Guarda il temporale è cessato!”
“Oh, è vero…”
Tra le nuvole cominciavano ad apparire le stelle.
“Allora per domani a mezzogiorno, va bene?”
“Sì, dopo il temporale c’è sempre il bel tempo”
“E il luogo dell’appuntamento?”
“Davanti a questa capanna!”
“Ok. Però… se non ti riconosco dalla faccia?”
“Già, per sicurezza diremo: sono chi ti è diventato amico in una notte di
temporale”.
“Ah ah ah, basterà dire solo: in una notte di temporale”.
“D’accordo, la parola d’ordine sarà: In una notte di temporale. Che
coincidenza, assomiglia un po’ alla mia!”.
“Ciao In una notte di temporale!”
“Arrivederci In una notte di temporale!”
Nell’oscurità prima dell’alba, le due ombre si salutarono agitando le mani. Che
cosa sarebbe successo il giorno dopo, ai piedi della collina, neanche il sole, che
era appena spuntato a far brillare le gocce sulle foglie, poteva saperlo


La capra si svegliò di soprassalto: erano già le undici!
Scese dal letto, si preparò di corsa e uscì. Dopo qualche minuto che camminava, scorse il tetto della capanna abbandonata.
Allora, impaziente di conoscere il misterioso “In una notte di temporale”, iniziò a correre.
Ma una volta arrivata vicino al luogo dell’appuntamento, vide il lungo muso del lupo. Allora, senza pensarci due volte, si nascose dietro ad un grande masso.
Il lupo, intanto, impaziente di conoscere “In una notte di temporale”, ma anche impaziente di mangiar qualcosa, aspettava nervoso.
Poco dopo, voltandosi verso il masso, vide spuntare il codino della capra e subito decise che non avrebbe aspettato “In una notte di temporale” per gustare un così buon pranzetto.
Quindi si mise a ringhiare, prese la rincorsa e spiccò un grande salto, precipitando davanti alla capra.
Quella, pensando di chiamare l’amico del giorno prima, che magari stava arrivando, esclamò: <<In una notte di temporale!>>.
In quel momento il lupo si bloccò, impallidì, cessò di ringhiare e tremando farfugliò: <<In una notte di temporale…>>.
Entrambi, imbarazzati, continuarono a pronunciare parole incomprensibili, poi la capra, comprendendo l’accaduto, disse: <<Ma allora capre e lupi non sono così diversi>>, il lupo continuò: <<Già, lo sono solo per l’aspetto!>> e insieme: <<Ma allora non è vero che capre e lupi non possono essere amici!>>.
Così decisero di restare amici, ma stabilirono due regole: la prima imponeva al lupo di non mangiare più capre, mentre la seconda chiedeva alle capre di non avere più paura di andare nella valle dei lupi.
Decisero di avere anche un motto che rese la pace anche fra i popoli più ostili: non giudicare mai una persona dall’aspetto.
Essa ancora oggi rende onore a chi la rispetta.

Annalisa


Tutti e due, tornati a casa, dormirono tranquillamente cullati dal leggero scroscio della lieve pioggerella che aveva ricominciato a cadere.
Erano eccitati e curiosi di scoprire chi fosse la loro anima gemella, che volto avesse e che cosa stesse facendo o pensando.
Quando, il mattino dopo, il sole cominciò a splendere, non pioveva più e il cielo era di un turchese intenso, arricchite da candide nuvolette bianche, quasi rosee. Sembrava un quadro e il sole che brillava lo esponeva in tutto il suo splendore.
Sembrava proprio la giornata perfetta per l’appuntamento.
La temperatura era mite, né troppo calda né troppo fredda: era piacevolissima.
L’erba verde luccicava alla luce del sole ed era ornata da tanti fiori colorati.
Inoltre, gli alberi fioriti davano un tocco di grazia a quel capolavoro della natura. C’era anche un lieve venticello che rendeva ancora più magica quella magnifica giornata primaverile.
Quando scoccò mezzogiorno, si vide avvicinarsi alla collina, dove era posta la capanna, il lupo, che si muoveva frettolosamente, impaziente di conoscere il suo compagno.
Mentre attendeva, scorse una capretta comparire dai margini della foresta, che si dirigeva verso di lui.
“Potrei offrire questo buon pranzo al mio amico, chissà quanto gli piacerà!” pensò tra sé e sé tutto eccitato.
Ma, mentre si avvicinava a passo felpato verso la capretta per non frasi scoprire, sentì che quella stava urlando: “In una notte di temporale!”.
Capì immediatamente che si trattava del suo amico.
Rimase immobile per qualche istante per lo stupore, poi si fece coraggio e gli andò incontro pronunciando la parola magica: “In una notte di temporale!”.
Anche la capretta ebbe la stessa reazione del compagno: ebbe un tuffo al cuore, ma poi si fece coraggio e avanzò.
Erano tutti e due imbarazzati e a disagio, ma riuscirono comunque a chiarirsi, capendo che l’aspetto fisico, in un’amicizia vera, è l’ultima cosa da considerare, perché un vero amico ti giudica per la tua generosità, allegria e simpatia che ti rendono speciale nella vita del prossimo.
Così i due sparirono dietro la collina, chiacchierando spensieratamente. Erano solo un po’ straniti, ma consapevoli che l’affetto che provava ognuno per l’altro, avrebbe sempre prevalso nel loro cuore più di qualunque altra cosa.
Niccolò